Incontri con Scienziati, Filosofi, Scrittori, Artisti, Storici
Tutti gli incontri sono a ingresso gratuito, aperti a tutta la città
Martedì 4 ottobre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Quando i medici sbagliano. E come discuterne in pubblico
di Giuseppe Remuzzi
con l’autore dialoga Marcello Pinti
La medicina non ha da offrire verità assolute: si nutre del confronto e trae forza dal dubbio. Una critica puntuale alla banalizzazione mediatica della scienza.
Da quando la pandemia è diventata protagonista delle nostre vite e del dibattito pubblico, assistiamo continuamente a discussioni, spesso dai toni molto accesi, in cui medici e scienziati esprimono pareri diversi o addirittura opposti su questioni di importanza vitale. Il rischio è non solo di far aumentare la confusione tra i cittadini, ma anche di far perdere fiducia nella scienza. Ed è un rischio che non possiamo permetterci di correre. Giuseppe Remuzzi ha ricostruito con ordine le certezze fin qui acquisite sull’origine del virus e sui metodi per contrastarlo, sottolineando la natura empirica della scienza e spiegando il suo specifico modo di procedere autocorrettivo, che non aspira a conclusioni certe o stabilite una volta per tutte. Sbaglia chi chiede alla medicina verità assolute. Anche se i risultati che la ricerca ottiene ogni giorno sono eccezionali. Alla base, una convinzione di fondo: la lezione che la pandemia ci sta lasciando è che la salute degli uomini è strettamente collegata a quella degli animali, delle piante, insomma del pianeta.
da Quando i medici sbagliano, Laterza, 2022
Giuseppe Remuzzi Laureatosi in Medicina e Chirurgia all’Università di Pavia nel 1974, successivamente si specializza in ematologia e nefrologia. Nel 1999 diventa Primario. Collabora come docente di Nefrologia per diverse università italiane, britanniche e statunitensi, e nel 2013 diventa presidente della Società Internazionale di Nefrologia. Suoi gli scritti Tra Igea e Panacea. Riflessioni su medicina e società (con Antonio Maturi, Franco Angeli 2005), Ci curano o ci curiamo? Il malato tra crisi economica e responsabilità individuale (con Antonio Maturi, Franco Angeli 2013), La scelta. Perché è importante decidere come vorremmo morire (Sperling & Kupfer 2015), Siamo geni. Uno straordinario viaggio nel corpo umano in 44 brevi lezioni (Sperling & Kupfer 2016), La salute (non) è in vendita (Laterza, 2018), Covid: prevenire, curare, conviverci. Tutte le risposte dell’Istituto Mario Negri (con Antonio Clavenna e Arrigo Schieppati, Vallardi 2021) e Le impronte del signor Neanderthal. Come la scienza ricostruisce il passato e disegna il futuro (Solferino, 2022), Quando i medici sbagliano (Laterza, 2022).
Marcello Pinti è professore di patologia generale e immunologia presso il Dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università Statale di Milano nel 1997, ha conseguito successivamente il dottorato in Biologia dell’invecchiamento e la Specializzazione in Patologia clinica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Si occupa di ricerca scientifica in ambito immunologico, concentrando la propria attenzione sul ruolo dei mitocondri nella regolazione della risposta immunitaria in diverse condizioni patologiche, tra cui l’infezione da HIV e la sclerosi multipla, e nello sviluppo del cancro. Ha pubblicato oltre 150 articoli scientifici su riviste internazionali. E’ direttore scientifico di “Caffè scienza” una rassegna informale di divulgazione scientifica che si tiene ogni anno tra settembre e dicembre a Modena.
Martedì 18 ottobre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Il tuffatore
di Elena Stancanelli
con l’autrice dialoga Susanna Ferrari
Raul Gardini aveva imparato da ragazzino a tuffarsi dal molo di Ravenna. Bello, seduttivo, sempre abbronzato, erede acquisito di una delle più potenti famiglie industriali italiane, aveva l’ambizione di cambiare le regole del gioco e la spregiudicatezza per farlo. Spinto dal desiderio, dall’ossessione di andare più dritto e veloce verso la risoluzione di qualsiasi problema. A qualunque costo.
Elena Stancanelli racconta la parabola di Raul Gardini come il romanzo di una generazione scomparsa, fatta di uomini sconfitti dalla storia, fieri del loro coraggio, arroganti, pronti a rischiare fino all’azzardo. Uomini a cui era difficile resistere.
La vicenda di un imprenditore partito da Ravenna per conquistare il mondo entra nella vita e nei ricordi della scrittrice, intreccia le canzoni di Fabrizio De André, si muove sullo sfondo di una provincia romagnola tra fantasmi felliniani, miti eroici, ascese improvvise e cadute rovinose. Intorno, i sogni di gloria di un paese che guarda all’uomo della provvidenza con speranza prima, e con sospetto poi. Fino a quando tutto crolla. E il tuffatore resta lassù, da solo, sospeso in volo tra la vita e la morte.
Il tuffatore, La Nave di Teseo, 2022
Elena Stancanelli è nata a Firenze. Vive a Roma. Scrittrice e sceneggiatrice. Presso Einaudi ha pubblicato Benzina (1998), che è diventato un film, Le attrici (2001), il racconto Il giorno del mio compleanno nell’antologia Ragazze che dovresti conoscere (2004) e Un uomo giusto (2011). È fra gli autori di Figuracce (Einaudi Stile Libero 2014). Nel 2016 pubblica con La nave di Teseo, La femmina nuda, candidato al Premio Strega 2016. Sempre con la nave di Teseo pubblica Il tuffatore. Ha sceneggiato Le sorelle Macaluso, con la regia di Emma Dante. Collabora con il quotidiano “La Repubblica”, scrive anche su “Il manifesto” e “La Stampa”.
Susanna Ferrari Classe 1974, è laureata in Giurisprudenza. Ha iniziato a lavorare, già durante gli studi, come operatrice culturale al Museo “Cervi” di Gattatico. Per diversi anni è stata assistente parlamentare: un’esperienza professionale molto significativa. E’ a Telereggio dal 2006. Giornalista pubblicista, con un Master in comunicazione multimediale, è stata responsabile dell’archivio storico della tv e direttore di RECS, canale di approfondimento di Telereggio. Ha curato e condotto programmi e documentari, tra cui “Il grande libro. Conversazioni sulla Costituzione”; “Il capo, il popolo, i miti. Viaggio nell’Italia unita”; “La legge è uguale per tutti”; “Domenica con noi”.
Martedì 25 ottobre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Racconti di demoni russi
di e con Andrea Tarabbia
Diavoli, demoni, spiriti: gli autori più importanti della letteratura russa hanno tutti fatto i conti con le presenze demoniache e le hanno rese protagoniste di alcuni dei loro migliori racconti. Dai Demoni di Dostoevskij ai diavoli di Gogol, dal Faust di Puskin al Maestro di Bulgakov. E poi Cechov, Lermontov, Leskov e tanti altri, fino anche a Stravinskij. Andrea Tarabbia raccoglie i migliori racconti ispirati ai demoni, tratti da una letteratura come quella russa, pervasa dal problema del Male. In queste brevi e intensissime storie, i demoni assumono molte forme: apparizioni maligne, subdole e tentatrici, angeli caduti, nostalgici della loro passata grandezza in cielo, orridi mostri, portatori di dolore. O ancora, grumi di ossessioni, paure, violenza e follia che albergano, silenti, nell’animo umano. I grandi della letteratura russa hanno scavato tanto nella voragine infernale quanto in quella della mente dell’uomo per esumare diavoli, spiriti e demoni: nelle loro parole e nelle pagine del libro si nascondono creature demoniache e mostri interiori, il segreto del Male e il suo ineffabile e immortale fascino.
Racconti di demoni russi, Il Saggiatore 2021
a seguire
Danze, canti, musiche dall’est
Cantus Junior Ansambl
Ana Kovačev, flauto – Emma Stern, clarinetto – Josip Stojanov, violino – Janko Franković, violoncello
direttore Berislav Šipušmusiche di Béla Bartók, Sara Jakopović, Alan Kljaić
Andrea Tarabbia nato a Saronno nel 1978, è scrittore e traduttore. Oggi vive a Bologna. Vincitore del premio Campiello con Madrigale senza suono (Bollati Boringhieri, 2019), ha pubblicato anche La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Il cimitero degli anarchici (FrancoAngeli, 2012), Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie, 2015), Il peso del legno (NN, 2018) e Il demone a Beslan (Bollati Boringhieri, 2021). Ha collaborato alle riviste “L’Indice dei libri del mese”, Liberatione, IL. E’ cittadino onorario della città di Gesualdo.
Lunedì 7 novembre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Inferni medievali: dipingere il mondo dei morti per orientare la società dei vivi
di Andrea Gamberini
con l’autore dialoga Carlo Baja Guarienti
Come ben sapevano i predicatori medievali, delle due grandi leve del comportamento umano – la paura del castigo e la speranza del premio – la più efficace era la prima. Di qui, allora, lo sviluppo di immagini dell’Inferno che fra Tre e Quattrocento sono sempre più complesse e crude, così da turbare gli animi e smuovere le coscienze. Ma in che direzione? E a quale scopo? La domanda è assai meno scontata di quanto non possa apparire. Dal momento, infatti, che gli exempla negativi avevano senso solo in funzione di quelli positivi, il grande teatro dei reprobi si prestava anche ad una lettura al contrario, in cui le figure dei peccatori, lungi dal costituire solo un terribile ammonimento, indirizzavano il fedele verso atteggiamenti speculari e opposti a quelli puniti.
La critica si faceva insomma proposta, complici le scelte iconografiche di artisti e committenti (comunità, privati, confraternite, ordini religiosi, ecc.), che attraverso il tema dell’Inferno potevano esprimere i propri ideali di convivenza civile.
Inferni medievali è edito da Viella, 2022
Andrea Gamberini
Ha svolto periodi di docenza e di ricerca presso le università di Cambridge, Oxford, Edimburgo e Kyoto. E’ Fellow della Royal Historical Society, Life Member del college Clare Hall (Cambridge) e Senior member del college Christ Church (Oxford). Fa parte della Direzione di “Quaderni Storici” e dei comitati scientifici di “Studi Storici. Rivista della Fondazione Gramsci” e di “Studi di storia medioevale e di diplomatica”. È poi membro dell’editorial board di diverse collane, tra cui Renaissance History, Art, and Culture, edita da Amsterdam University Press.
I suoi studi riguardano prevalentemente la storia del tardo Medioevo e si dividono in quattro filoni principali: la storia politica (con particolare attenzione per le dinamiche costitutive della statualità pre-moderna e per i rapporti città-contado), i linguaggi politici, la storia delle istituzioni ecclesiastiche (soprattutto l’episcopato) e la mobilità sociale.
Carlo Baja Guarienti (Isola della Scala 1978) si è formato all’Università di Ferrara, alla Scuola Normale Superiore di Pisa e al Warburg Institute. Ha insegnato Storia moderna e Didattica della storia come docente a contratto presso l’Università di Ferrara e l’Università di Modena e Reggio Emilia e svolge attività di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari Venezia. Ha pubblicato saggi di storia politica e culturale in Italia e all’estero, ha curato edizioni di fonti e volumi collettanei (fra i quali Conquistare la montagna. Storia di un’idea / Conquering Mountains. History of an Idea, Bruno Mondadori 2016, con M. Al Kalak). È autore della monografia Il bandito e il governatore. Domenico d’Amorotto e Francesco Guicciardini nell’età delle guerre d’Italia (Viella 2014).
Martedì 15 novembre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Il paese dei maccheroni. Storia sociale della pasta
di Alberto De Bernardi
C’erano una volta i maccheroni, trascurati e negletti dai cuochi e dalla gente comune. A un certo punto, accadde qualcosa: una serie di convergenze inaspettate creò le magiche condizioni che permisero, a questo cibo poco valorizzato, di mostrare appieno le sue enormi e squisite potenzialità. Fu così che i poveri maccheroni assursero agli altari della gloria, per essere celebrati sulle tavole italiane e del mondo intero. Ma come è potuto accadere tutto ciò? Tutto ebbe inizio quando quel semplice impasto di acqua e farina –
uno dei composti più comuni dell’alimentazione fin dall’antichità – cominciò a svelare, nelle mani dei mastri pastai di Genova e Napoli, la ricchezza che racchiudeva, la straordinaria malleabilità, l’incredibile capacità di accompagnare i sughi e i condimenti più disparati, di zittire la fame e accendere il piacere; e tutto cambiò quando, fuori dall’ambito domestico e artigianale, i maccheroni si reinventarono come prodotto industriale urbano, imponendosi come «primo piatto» e come unico, autentico cibo nazionale, in grado di esportare l’italianità fuori dalla penisola. Alberto De Bernardi, con un’accurata ricerca storica, rivela curiosità e aneddoti di questa vicenda e mette in luce le profonde dinamiche storiche, economiche e culturali di una
trasformazione del gusto che è stata anche e soprattutto una trasformazione sociale. La storia della pasta è la storia di un cibo identitario, però aperto al mondo, che invita a «mangiare italiano», ma al contempo attrae e accetta i condimenti e i sughi dei popoli e delle terre con cui entra in contatto; un cibo dunque che parla al mondo, ma che anche porta il mondo in Italia.
Il libro Il paese dei maccheroni è edito da Donzelli
Alberto De Bernardi è docente di Storia contemporanea all’Università di Bologna. Direttore della rivista on line «Storicamente» e condirettore della rivista «Società e storia», è membro dei comitati scientifici delle riviste «Storia in Lombardia» e «Italia Contemporanea». È direttore del CIREC (Centro interateneo di ricerca sull’Età Contemporanea). Tra i suoi libri più recenti, Il Sessantotto (con M. Flores, Il Mulino 1998), Una dittatura moderna (Mondadori Bruno 2001, 2006), Discorso sull’antifascismo (Mondadori Bruno 2007), Da mondiale a globale (Mondadori Bruno 2008), Storia dell’Italia unita (con L. Ganapini, Garzanti 2010).
Martedì 22 novembre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Artivismo
di Vincenzo Trione
con l’autore dialoga Federico Montanari
Nei disomogenei scenari dell’arte del nostro tempo, Vincenzo Trione individua l’affermarsi di una tendenza: l’arte politica, compendiata dall’espressione «artivismo». Ne sono protagonisti artisti-intellettuali, che percorrono vie differenti. Alcuni realizzano opere volte a testimoniare le urgenze della cronaca e il dramma dei migranti. Altri costruiscono installazioni attente a questioni ambientali ed ecologiche. Altri ancora, come gli street artists, propongono colorate forme di riestetizzazione urbana, nelle quali, spesso, commentano fatti ed eventi dell’attualità: originali interventi all’interno di contesti segnati da emarginazioni e da problemi sociali. Ipotesi diverse per dire con forza le ragioni dell’impegno civile.
Artivismo è pubblicato da Einaudi, 2022
Vincenzo Trione è professore ordinario di Arte e media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, dove è Preside della Facoltà di Arti e turismo. È Presidente della Scuola dei beni e delle attività culturali. Collabora con il «Corriere della Sera». Ha curato mostre in musei italiani e stranieri e il Padiglione Italia della LVI Biennale di Venezia (2015). Direttore dell’Enciclopedia Treccani dell’Arte Contemporanea, è autore di monografie su Apollinaire, Soffici e de Chirico e del volume Effetto città. Arte cinema modernità (2014, Premio Roma, Premio-giuria Viareggio). Per Einaudi, ha pubblicato nel 2017 Contro le mostre (con Tomaso Montanari), nel 2019 L’opera interminabile. Arte e XXI secolo (Premio-giuria Viareggio) e nel 2022 Artivismo. Arte, politica, impegno. Ipotesi diverse per dire con forza le ragioni dell’impegno civile.
Federico Montanari è professore associato in Sociologia dei processi culturali e della comunicazione presso Unimore, dove insegna Visual Studies e Teorie della comunicazione presso il Dipartimento di Comunicazione ed Economia.
Da tempo si occupa di semiotica, di comunicazione visiva, media e rappresentazioni visive ed estetiche; soprattutto in rapporto ai conflitti, alle guerre, ai movimenti sociali e al discorso politico. Negli ultimi anni ha lavorato anche sulle analisi degli spazi urbani in rapporto al tema dell’ambiente e dell’ecologia. Su questi temi ha scritto diversi saggi e libri.
Martedì 29 novembre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Una psichiatra di campagna. Percorsi nei servizi di salute mentale
di Margherita Galeotti
con l’autrice dialoga Gian Maria Galeazzi, Unimore
letture di Maria Antonietta Centoducati
Una psichiatra, che ha svolto la sua formazione tra New York e Bologna agli albori della psichiatria territoriale e ha partecipato alla fondazione dei Servizi, affronta il tema della costituzione dei Servizi psichiatrici territoriali nella realtà di un distretto dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e cerca di dare la sua risposta al quesito: “Che cos’è la psichiatria e a che cosa serve?”. Si passa da temi professionali inerenti in particolare la costituzione delle strutture intermedie alternative al manicomio a Scandiano (Reggio Emilia) e al tema della formazione, a vicende personali ambientate a Reggio Emilia, negli Stati Uniti, in Grecia. “Una psichiatra di campagna” in quanto è proprio in una realtà di campagna che l’autrice ha vissuto nella quotidianità la sfida più coinvolgente, quella della realizzazione della Legge 180 del 1978 che ha abolito i manicomi in Italia. La campagna viene descritta in tutta la sua ricchezza di relazioni autentiche e nell’unicità che ha permesso di realizzare esperienze altamente innovative, specifiche di quel contesto. Viene valorizzata la dimensione del dialogo, della partecipazione, dell’appartenenza, del comune credere nel valore della collettività. Il libro si svolge in una sorta di ritmo rapsodico, dove ricordi di vicende personali si intrecciano con memorie legate alla professione di medico psichiatra in anni che appartengono alla storia recente di tutti.
Prefazione di Alberto Merini
Una psichiatra di campagna è edito da Franco Angeli
Margherita Galeotti E’ medico psichiatra e psicoterapeuta. Ha svolto la sua formazione negli Stati Uniti ed a Bologna e ha lavorato per più di trent’anni al Servizio di Salute Mentale di Scandiano (Reggio Emilia), rivestendo il ruolo di Direttore di Struttura Complessa per un certo periodo. Ha partecipato attivamente alle esperienze innovative della psichiatria, in particolare la costituzione dei servizi psichiatrici previsti dalla Legge 180 del 1978, conosciuta come legge Basaglia. E’ stata docente del corso di laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica di UNIMORE. Attualmente è membro della Commissione di Bioetica dell’Ordine dei Medici della Provincia di Reggio Emilia.
Gian Maria Galeazzi È Professore Ordinario di Psichiatria dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dal 2017 Direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria della Facoltà di Medicina UNIMORE. Dal febbraio 2022 è inoltre Direttore del Dipartimento ad Attività Integrata di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia. Nel corso della sua attività professionale il Prof. Galeazzi ha lavorato come psichiatra in équipe multidisciplinari per la cura di persone con disturbi mentali gravi in Germania, Australia, Regno Unito oltre che in Italia. È autore di più di cento pubblicazioni su riviste internazionali precipuamente sui temi della psichiatria sociale e dell’epidemiologia psichiatrica. Dirige inoltre Rivista Sperimentale di Freniatria.
Maria Antonietta Centoducati Inizia il lavoro di attrice molto giovane e si diploma presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano. La sua formazione è ricca di esperienze con diversi maestri del teatro internazionale come Giorgio Albertazzi, Marcel Marceau, Michel Adama, il Living Theatre, Laura Curino, Nicolaij Karpov, e tanti altri. Lavora attivamente come attrice e Performer, collabora con varie compagnie di prosa professioniste spaziando nel repertorio teatrale classico e storico (ha interpretato diverse volte “Matilde di Canossa”). Ricco anche il repertorio di teatro civile e sociale, scrive lei stessa i testi degli spettacoli che interpreta.
Nel giugno 2021 ha vinto il prestigioso premio Concorso Autori Italiani 2021 indetto dalla rivista “Sipario” con il testo teatrale “Il canto dei colori” messo in scena dall’attore Sandro Lombardi e dal pianista Antonio Ballista.
Martedì 6 dicembre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
Il filo e il fiume: riflessioni fra geografia e fotografia
Racconto fotografico di Paolo Simonazzi
con l’autore dialoga Davide Papotti
Il filo e il fiume è un racconto fotografico dedicato al Po e ai territori che il fiume attraversa, composto da una cinquantina di scatti realizzati da Paolo Simonazzi tra il 2013 e il 2021. Protagonista è il lento e pesante scorrere del fiume, che appare anche laddove non fotografato direttamente: la sua presenza emerge nel paesaggio circostante e nelle persone che abitano i luoghi solcati dalle sue acque. Territori uniti come da un filo, parte di un mondo che in realtà non esiste più, e di cui l’autore – nel solco di una tradizione fotografica che inizia nel dopoguerra – ci consegna le ultime tracce, invitandoci all’ascolto di quello che Francesco Zanot chiama il canto flebile di un territorio sovra-territoriale, all’attacco della geografia politica, aggrappato com’è alla linea traballante dell’acqua per centinaia di chilometri.
Il filo e il fiume è edito da Silvana Editoriale
Paolo Simonazzi (Reggio Emilia, 1961) divide la propria vita tra l’attività di medico e quella di fotografo, a cui si dedica con passione. Il progetto Icons of Liscio è stato presentato nel 2015 a The Other Art Fair a Torino nel 2015. Del 2014 è la mostra Cose ritrovate presentata nell’ambito di Fotografia Europea e a Rimini nel 2015. Nel 2011 la mostra Bell’Italia è stata esposta durante Fotografia Europea per poi approdare a Sydney e Melbourne, 2012, e Tokyo, 2014. Del 2006-2010 è il progetto Mondo Piccolo. La mostra Tra la Via Emilia e il West è stata esposta a MAMbo a Bologna nel 2007 e, a seguire, in altre sedi italiane e straniere tra cui New York e San Francisco. La casa degli angeli è stata esposta durante Fotografia Europea nel 2006 e nella VI edizione di FotoGrafia a Roma nel 2007. Circo Bidone è uno dei primi suoi progetti fotografici.Tra le pubblicazioni ricordiamo: Cose Ritrovate, Marsilio, 2014; Bell’Italia, Silvana Editoriale, 2014; Mondo Piccolo, Allemandi, 2010; Tra la Via Emilia e il West, Baldini, Castoldi Dalai, 200
Davide Papotti E’ docente di Geografia culturale all’Università di Parma. Si occupa di rapporti fra geografia e le arti, di immigrazione e multicultura in Italia, delle rappresentazioni paesaggistiche nell’immaginario turistico. E’ autore del volume Geografie della scrittura-Paesaggi letterari del Medio Po; (con M. Aime) L’altro e l’altrove. Antropologia, geografia e turismo; Flumen. Viaggio sul Po; Locanda Tagliamento. Dieci voci raccontano il fiume.
Martedì 20 dicembre 2022, ore 17.30 – Aula Magna Manodori Unimore – Viale Allegri 9
La vita fuori di sé. Una filosofia dell’avventura
di e con Pietro Del Soldà
A chi non è mai capitato di veder riaffiorare all’improvviso nella memoria il viaggio che ha spazzato via molte certezze, quell’incontro erotico tanto intenso da far scoprire il vero piacere o l’effetto imprevisto e sconcertante di un libro, un quadro, una melodia che ci hanno letteralmente trascinati oltre i limiti del nostro Io? Sono le avventure, esperienze che spezzano la routine, fratture dimenticate o rimosse che, se rievocate, riaccendono i desideri messi a tacere. In un avvincente corpo a corpo con i testi fondativi della cultura occidentale e le letture più originali della contemporaneità, l’autore fa dialogare i problemi del nostro quotidiano e le Storie di Erodoto, le intuizioni di Georg Simmel e l’Odissea di Kazantzakis, il teatro di Sartre e le «confessioni» di Platone nel suo scritto più autobiografico, la saggezza ironica di Montaigne e le spiazzanti metafore di Jankélévitch. Come in un diario di viaggio, affascinanti connessioni attraverso i secoli e i continenti ci riportano così sul campo di Maratona, alle radici dei concetti di libertà e di felicità per i greci; in Sudamerica con Alexander von Humboldt, precursore di un’idea di natura che non possiamo non fare nostra; a Praga, tra il pubblico scandalizzato della prima assoluta del Don Giovanni di Mozart, e nel deserto nordafricano, sulle tracce della scrittrice Isabelle Eberhardt. Un invito a metterci in discussione senza necessariamente ricorrere a una fuga into the wild, perché «un’impresa ardita o un episodio irrilevante: tutto può essere avventura oppure ordinaria esistenza, può inserirsi nella sceneggiatura della nostra vita o configurarsi come eccezione esaltante, che però “misteriosamente” racchiude quella vocazione inconfessata che il quotidiano non sa portare alla luce.
La vita fuori di sé è edito da Marsilio, 2022
Pietro Del Soldà Laureato nel 1999 all’Università Ca’Foscari ha proseguito gli studi in Filosofia con un Dottorato di Ricerca sotto la guida del Prof. Umberto Galimberti.
Nel 2002 inizia la sua collaborazione Rai Radio 3 per la trasmissione di politica internazionale “Radio3Mondo”. Sempre su Rai Radio 3, dal 2011 è voce e autore di “Tutta la città ne parla”, il programma che ogni giorno approfondisce un tema d’attualità sollevato dagli ascoltatori e per il quale ha vinto il Premio internazionale Flaiano 2018. Ogni giorno affronta i nodi politici, economici e culturali intrecciando il linguaggio dell’informazione più puntuale con quello della cultura, della psicologia e della filosofia.
Ha collaborato con il National Geographic Italia, Il Venerdì di “ Repubblica” e Specchio de “La Stampa” ed è stato docente all’Università La Sapienza di Roma, all’Università Ca’ Foscari Venezia e all’Università Carlo Bo di Urbino. Già autore de “Il demone della politica” (Apogeo 2007), nel 2018 pubblica “Non solo di cose d’amore. Noi Socrate e la ricerca della felicità” (Marsilio, 5 edizioni), vincitore del Premio Biblioteche di Roma 2018 e premio Alessandro Leogrande 2019. Del 2020 è “ Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro”.
I Martedì sono organizzati dalla Libera Università Crostolo APS
con il contributo di Regione Emilia Romagna Comune di Reggio Emilia RE 21/22
con il sostegno di Fondazione Manodori
in collaborazione con Unimore e con
Boorea, Icarus Ensemble, ISSM Peri Merulo, Istoreco, ISDE Medici per l’Ambiente, Società Agraria, Librerie Coop all’Arco