venerdì 20 ottobre ore 15.30 (gruppo 1)
Il ghetto e la Sinagoga di Reggio Emilia
con Elisabetta Del Monte
I primi ebrei giungono a Reggio Emilia fin dall’inizio del XIV secolo sia dall’Italia sia, in seguito alle gravi persecuzioni della fine del XV secolo, dalla Penisola iberica. Nel 1669 la duchessa estense Laura Martinozzi costrinse gli ebrei reggiani a radunarsi nel Ghetto, ubicato tra le vie attualmente denominate San Rocco, Caggiati, della Volta, dell’Aquila, Monzermone e Gennari. La comunità, nonostante le frequenti persecuzioni della Chiesa Cattolica e le vessazioni del potere politico, poté godere di una relativa autonomia: aveva un proprio governo, il tribunale rabbinico, l’ospedale, la foresteria, le scuole e il centro di assistenza. Il Ghetto fu liberato una prima volta dalle truppe napoleoniche e poi, definitivamente, con l’Unità d’Italia. Con l’emancipazione e l’assimilazione, il numero degli ebrei reggiani si era via via ridotto. Al momento delle leggi razziali, emanate dal fascismo nel 1938, rimanevano 65 ebrei a Reggio e circa un centinaio in tutta la provincia. Con l’occupazione nazista e la Repubblica di Salò, la macchina dello sterminio funzionò anche nel cuore di Reggio: sono nove gli ebrei reggiani catturati e uccisi ad Auschwitz nel 1944. A questi vanno aggiunti Lucia Finzi, di Correggio, e diversi ebrei stranieri residenti in provincia (fra questi ultimi anche bambini di 3, 11, e 13 anni). Molti ebrei riuscirono a fuggire, trovando rifugio in città e in provincia (specie in montagna). Dopo la guerra, la comunità reggiana si è unita a quella di Modena.
Punto di ritrovo: Davanti alla Sinagoga, Via dell’Aquila 3