Christian Casarotto
I ghiacciai, con i loro strati di neve e ghiaccio, sono come un libro da leggere e da sfogliare, un libro che racconta di come il clima, il paesaggio e le attività dell’uomo siano cambiate nel tempo e che rivela, in maniera molto chiara, come il cuore “bianco” del nostro Pianeta, e anche quello delle Alpi, stia battendo sempre più lentamente.
In tutti i paesi alpini i ghiacciai stanno subendo un forte e accelerato ritiro a causa del ben noto riscaldamento globale, trend che si allinea a quanto accade a livello planetario. Sono sotto gli occhi di tutti il rapido arretramento della loro fronte, le diminuzioni dello spessore, la frammentazione, la comparsa di isole rocciose, la maggiore copertura detritica, le morfologie superficiali in rapida evoluzione. La velocità di riduzione è aumentata soprattutto dagli anni Ottanta del secolo scorso e i ghiacciai hanno perso circa il 70% dell’estensione che era presente soltanto un secolo e mezzo fa (fine della Piccola Età glaciale, XIX secolo). Le simulazioni per la fine del XXI secolo fanno pensare a una possibile scomparsa dei ghiacciai alpini posti sotto i 3000 metri di quota. Il tutto a seguito dell’aumento della temperatura e del conseguente innalzamento del limite delle nevicate. Il passato ha visto numerose volte ghiacciai in avanzata e successivamente in ritiro; ma ora è diverso. Ai gas serra naturali si sommano le ben maggiori quantità di gas serra prodotti dalle attività umane. E di conseguenza, il paesaggio alpino sta cambiando rapidamente.
Ma i ghiacciai sono così importanti? Possiamo farne a meno? I ghiacciai sono una riserva di acqua utile per scopi civili, agricoli ed energetici. Non meno importante è l’aspetto turistico (e quindi economico), sportivo e alpinistico connesso con la frequentazione dei rifugi. L’uomo sta ora vivendo un forte cambiamento della montagna (e non solo) di cui è necessario raggiungere la consapevolezza per intervenire rapidamente.