Matteo Nucci
A leggere gli antichi lirici greci, la libertà non ha nulla a che fare con l’amore. Prigionia, irretimento, trappola, tormento sono gli elementi decisivi nella dinamica erotica quando essa comincia a svilupparsi nel momento della seduzione e dell’innamoramento. È un’idea antica da cui certo non ci siamo molto allontanati. Ma l’eros antico, come quello di ogni tempo, non si esaurisce nello spazio della seduzione. Platone, nel suo dialogo erotico per eccellenza, il Simposio, ha raccontato con la sua arte letteraria quali siano i pericoli che si nascondono nella relazione erotica, i pericoli cioè che possono rendere la relazione stessa – e non l’innamoramento travolgente – un luogo di prigionia anziché di libertà. Ma come è possibile costruire una relazione libera? È a un altro dialogo platonico che dobbiamo fare riferimento, il Fedro. Qui Platone mostra il modo in cui sia possibile innanzitutto liberare la propria anima. Scopriremo che si tratta della libertà somma che un individuo può e deve alimentare, quella dalle necessità materiali, ossia dall’ansia della produttività che ci impedisce di costruire il nostro senso critico. È la libertà del tempo in cui ci dedichiamo soltanto a noi stessi, ossia una visione del tempo libero profondamente contrapposta a quella che poi si è sviluppata nel mondo protestante. Un’idea di sospensione dal corso rettilineo del tempo scandito in passato, presente e futuro. Qualcosa che già Omero aveva lasciato intuire non a caso parlando di un momento di perfetto amore. Perché i greci hanno mostrato con chiarezza cristallina una cosa: l’eros è quell’energia psichica che si sprigiona nell’animo nelle relazioni d’amore, sì, ma anche supremamente in ogni relazione, diventando così una forza decisiva nella costruzione della città, della polis. Una forza politica.