Angela Albanese
«Chi ha paura di Grazia Deledda?» Sull’esperienza artistica e umana di una scrittrice poco compresa
«Sono piccina piccina, […] sono piccola anche in confronto delle donne sarde che sono piccolissime, ma sono ardita e coraggiosa come un gigante e non temo le battaglie intellettuali». Così scriveva in una delle tante lettere a Leo De Gubernatis la poco più che ventenne Grazia Deledda, unica scrittrice italiana ad aggiudicarsi il Nobel per la Letteratura nel 1926, la cui ostinata vocazione alla scrittura non le ha risparmiato le ostilità, anche misogine, della sua terra e della famiglia, insieme al diffuso pregiudizio di certa intellettualità italiana.
Grazia Deledda è stata narratrice di quella Sardegna che è microcosmo ma anche lente privilegiata per indagare “l’eterno dramma dell’esistere”, fra libertà e fragilità umana, a partire da testi-chiave quali il romanzo Canne al vento.