Egeria è il risultato di un lavoro di ricerca, artistica, storico-archeologica, filologica, identitaria. Il titolo della performance è quello di una donna vissuta in un periodo di frontiera, di passaggio tra la fine del mondo antico e il sorgere del medioevo, che ha attraversato terre e mari per intraprendere un viaggio, geografico, umano e spirituale. La pellegrina Egeria affida alla storia una straordinaria testimonianza, un diario di viaggio che, seppur mutilo, restituisce un pellegrinaggio durato almeno tre anni tra l’Asia minore, la Mesopotamia, la Siria, la Palestina orientale, il Sinai e l’Egitto, fino a Costantinopoli. Il testo che questa donna scrive, rivolgendosi a un “voi” plurale e femminile, riporta con minuzia i percorsi, le soste, le città visitate.
Durante la performance, la voce di Egeria ci condurrà in un percorso di attraversamento e sfida di terre e mari, tempeste e deserti, nelle traversie di un’anima, pellegrina e straniera, secondo le parole di Marguerite Yourcenar, perché incessantemente alla ricerca di un’identità profonda, individuale e collettiva nello stesso tempo. Egeria appartiene a una stirpe antica di donne pellegrine, iniziate e sacerdotesse, sciamane, pizie, baccanti che potevano usare il cammino e la danza per vivere l’unione mistica con le divinità. Più ancora, Egeria è metafora dell’animo profondo, spirituale e girovago, è incarnazione dell’Io che ricerca l’Origine nella conoscenza dell’altro, del diverso, del lontano, del non noto. La voce di Egeria può apparire inizialmente distante, appena percettibile, quasi mitica, ma presto è capace di riscattarsi dal fluire di un passato troppo a lungo sommerso dall’oblio, mostrando tutta la sua forza e attualità, grazie al medium del corpo vissuto nella danza. Egeria ricuce passato e presente facendo appello alla dimensione più profonda del nostro Io, dell’essere nel mondo, facendoci sentire parte di un divenire che trapassa le epoche della storia e i confini imposti dagli uomini.
Sara Uboldi