Andrea Colli
E’ oggi diffusa la sensazione di un’Italia in rapido declino economico. Un declino che si riflette sullo stato complessivo del tessuto sociale, nella percezione di diffuse situazioni di disagio e diseguaglianza. Una situazione che si traduce, politicamente, nel crescente successo di movimenti populisti. Eppure, fino a due generazioni fa, l’Italia cresceva a ritmi quasi “cinesi”, in termini di prodotto interno lordo e produttività. Le sue imprese di maggiori dimensioni, sia pubbliche che private, godevano di consolidate e floride posizioni di mercato, mentre l’imprenditorialità diffusa dei distretti era portata ad esempio in tutto il mondo di capacità di coniugare ricchezza e dimensione “umana” dell’intraprendere. Come è stato possibile dissipare questa posizione di leadership che collocava l’Italia tra i primi Paesi industrializzati del mondo? Si tratta davvero della “colpa dell’Euro”? La lezione si concentra sui fattori strutturali e di lungo periodo che, invece, spiegano la situazione attuale, in particolare sul ruolo svolto dalla classe imprenditoriale e dalle istituzioni nel determinare un indebolimento del “sistema Italia” che risale ben prima dell’adesione al trattato di Maastricht.